“Aprite i reparti maternità ai parenti ” è l’ appello che sta girando in questi giorni sul web dopo la tragedia del neonato morto a Roma

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Dall’inizio della pandemia, per rispondere alle emergenti esigenze di riorganizzazione della rete assistenziale del percorso nascita, si è resa necessaria una revisione dei percorsi di presa in carico delle donne in gravidanza. A causa delle restrizioni anti-Covid, le mamme dopo il parto non posso ricevere assistenza e aiuto da parenti ma solo dal personale in servizio. 

Oggi i più famosi social sono tempestati da post con scritto “Aprite i reparti maternità ai parenti più stretti!!! Quella mamma poteva essere una di noi “,un appello lanciato dalle madri dopo la tragedia di Roma.

Secondo le prime ricostruzioni, sembra che la donna si sia addormentata con il piccolo in braccio mentre lo allattava e che nessuno del personale sia tornato da lei per riprenderlo. A mezzanotte passata da pochi minuti un’infermiera, facendo il giro delle stanze, vede la neomamma addormentata. Si avvicina e vede la donna accasciata sul corpo del piccolo. Lo tira via. Cerca di rianimarlo, ma non c’è più niente da fare.

Il marito della donna racconta che alla moglie si erano rotte le acque alle 4 della notte. Poi ha trascorso 17 ore di travaglio prima di partorire. «Era sfinita. Ma le hanno subito portato il piccolo per l’allattamento. E hanno anche preteso che gli cambiasse il pannolino da sola. Ma lei non si reggeva in piedi». La donna avrebbe chiesto di portare il piccolo al nido per qualche ora per riposare un po’. Ma la risposta era sempre “no, non si può”. «Quando ha scoperto tutto mi ha chiamato al telefono. Ma quando sono arrivato non c’era più nulla da fare», ricorda. La mamma non si è accorta che il bimbo stava male: «Non l’hanno nemmeno svegliata. All’1,40 di notte è stato dichiarato il decesso». Ora la famiglia si affiderà a un legale. «Molte donne sono lasciate sole nei reparti. Anche a causa delle restrizioni anti-Covid. Che impediscono ai familiari di aiutare le neo-mamme. I protocolli andrebbero rivisti. Se non è capitato ad altri è solo perché sono stati fortunati».

Ora sulla vicenda dovranno far luce gli inquirenti, per verificare eventuali responsabilità a carico di medici e infermieri dell’ospedale. I magistrati hanno disposto l’autopsia sulla salma, i cui esami faranno definitivamente chiarezza sulle cause che hanno portato al decesso.