Crisi a Pachino: tonnellate di prodotto invenduto

1758

 Tonnellate di prodotto invenduto o non raccolto che stanno mettendo in crisi la città e le imprese del territorio che stanno facendo i conti con una stagione piena di insidie. 

A lanciare l’allarme è stato il presidente del Consorzio di Tutela Sebastiano Fortunato, il quale in un intervista a IFN afferma:

“Le aziende sono messe a forte rischio da questa stagione atipica sia in termini climatici che commerciali. I prezzi pagati ai produttori in campagna spesso non riescono a coprire tutti gli investimenti fatti dalle imprese agricole e, talvolta, si scende sotto al costo di produzione. Non dimentichiamoci – sottolinea il presidente – che ci sono limiti precisi che regolano il prezzo minimo di acquisto del prodotto che devono essere rispettati per tutelare le imprese e migliaia di operatori”. 

Ma l’allarme che lancia il Consorzio è la graduale perdita di competitività del Pachino sui mercati esteri. “Competere con gli altri Paesi è impossibile per noi – afferma Fortunato – perché c’è un divario di costi di produzione e manodopera che gioca a svantaggio delle imprese siciliane; all’estero il costo della forza lavoro incide sul prodotto solo per un 10% rispetto al 60% dell’Italia. bisognerebbe soffermarsi di più sulle garanzie fitosanitarie che non sono analoghe per tutti i competitors”.
L’areale siciliano è anche svantaggiato dalla dinamica venutasi a creare Oltreoceano. “Il Canada ci ha chiuso le frontiere a tempo indeterminato – si rammarica il presidente – a causa della potenziale presenza della Tuta absoluta. Per noi è un danno incalcolabile perdere il mercato nordamericano; attendiamo gli ispettori per dimostrare, una volta per tutte, la trasparenza e sicurezza della nostra filiera”.

Se dal freddo Canada le frontiere sono chiuse, il caldo atipico, che ha caratterizzato gli ultimi mesi, ha poi destabilizzato la produzione. “Temperature mai registrate – racconta Fortunato – che hanno fatto impazzire le piante: in 15 giorni sono stati raccolti i volumi che nel 2021 abbiamo staccato in un mese e mezzo. Una sovrapproduzione del genere si traduce in un’offerta con poco potere contrattuale che non trova riscontro in una domanda, già, fiacca di suo”.

Ma oltre alla preoccupazione, dalle parole del presidente emerge la voglia di ribadire l’importanza economica e sociale di un comparto che si annovera tra i più rilevanti della Sicilia e che va, anche per questo, tutelato e recuperato.